(a cura di: Andrea Zatelli e Paola D'Ippolito)
La concentrazione del fosforo ematico (fosfatemia) dipende principalmente dal quantitativo assunto con l’alimento, dalla quota assorbita a livello intestinale e da quella eliminata con le urine. I disturbi del metabolismo del fosforo cominciano dagli stadi iniziali dell’insufficienza renale cronica e tendono a peggiorare con il progredire della malattia. Per diagnosticare l’iperfosfatemia, il valore di fosforo ematico del paziente va correlato al suo stadio IRIS. Poichè un valore sierico di fosforo elevato è correlato alla progressione di danno renale, è necessario trattare tutti i pazienti in stadio 2, 3 e 4 che mostrino valori sierici oltre i limiti di riferimento per lo stadio IRIS anche al fine di limitare l’iperparatiroidismo secondario renale, l’osteodistrofia renale e la calcificazione dei tessuti molli.
Idealmente, la concentrazione ematica di fosforo dovrebbe essere inferiore a 4.6 mg/dl nei pazienti in stadio 2, sotto 5 mg/dl in stadio 3, e sotto 6 mg/dl in stadio 4. Nella maggior parte dei pazienti in stadio IRIS 2 e 3, la somministrazione della sola dieta renale consente di raggiungere i valori ideali di fosfatemia. Ciononostante, in alcuni pazienti in stadio 3 avanzato e nella maggior parte di quelli in stadio 4, sarà necessario aggiungere un prodotto chelante il fosforo. I composti che legano il fosforo si combinano a livello intestinale con i fosfati contenuti nella dieta e nelle secrezioni digestive per formare complessi insolubili che vengono escreti con le feci. Per garantire la massima efficacia, i chelanti devono essere miscelati al cibo; poichè molti prodotti in commercio contengono calcio, è opportuno monitorare i pazienti al fine di identificare la eventuale insorgenza di ipercalcemia. Per stabilire l’efficacia della terapia chelante e modificarne i dosaggi all’occorrenza, bisogna rivalutare il cane o il gatto dopo un mese di trattamento. Una volta che i valori ideali sono stati raggiunti, occorre rivalutare la fosfatemia in base allo stadio IRIS del paziente.
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