(a cura di: Roldano Sottili)
È prima di tutto utile sottolineare che NON TUTTI GLI ANIMALI AMMALATI hanno un’infezione batterica e NON TUTTE le infezioni batteriche richiedono un trattamento antibiotico sistemico. L’uso indiscriminato degli antibiotici può sviluppare resistenza e ridurre le nostre possibilità di scelta prescrittiva. I criteri per il ricorso ad una terapia antibiotica sono i seguenti:
- Criteri clinici (escludere malattie virali, immunomediate e neoplasie che possono provocare febbre simulando in tal modo infezioni batteriche)
- Sede dell’infezione (per la diffusibilità diversa degli antimicrobici nei differenti tessuti)
- Caratteristiche fisiologiche e patologiche del paziente (cani/gatti in giovane età o che hanno subito recenti interventi chirurgici/impianti con conseguente presenza di biofilm difficilmente raggiungibile)
- Terapie concomitanti (corticosteroidi, immunosoppressori, ormoni)
- Criteri epidemiologici (batteri intracellulari che richiedono trattamenti più lunghi come Ehrlichia e Clamydia; batteri multiresistenti come Stafilococchi MRSP, Escherichia Coli)
- Criteri farmacologici (farmacocinetica, farmacodinamica, MIC)
- Criteri economici
Gli antibiotici possono essere classificati in base al loro spettro di efficacia ma anche in base alla loro concentrazione al tempo d’azione. Questo fa si che per alcuni farmaci è necessario un livello sempre elevato nell’organismo (esempio Amoxicillina) mentre per altri (esempio Chinolonici) l’effetto post antibiotico è elevato quindi mantengono la loro efficacia anche quando la loro concentrazione scende al di sotto della MIC (concentrazione minima inibente). In Veterinaria gli ATB vengono suddivisi in:
- Farmaci di prima linea che possono essere utilizzati prima dell’esame batteriologico in quanto poco associati a farmaco resistenza (amoxicillina, ampicillina, cefalessina, cefadroxile, tetraciclina, clindamicina, sulfamidici)
- Antibiotici di seconda linea che dovrebbero essere prescritti solo dopo un antibiogramma (enrofloxacina, marbofloxacina, pradofloxacina, cefalosporine di III generazione)
- Antibiotici di terza linea che dovrebbero essere utilizzati solo in casi di batteri multiresistenti (azitromicina, florfenicolo, piperacillina, rifampicina, vancomicina, macrolidi)
Altri aspetti da ricordare sono la sede dell’infezione (osso, versamenti cavitari, ferite profonde), la presenza di pus (che se campionato risulta molto spesso sterile), materiale necrotico, biofilm e impianti chirurgici. Sono tutti fattori che peggiorano la risposta della terapia all’infezione e necessitano di antibiotici meglio diffusibili come fluorchinoloni, tetracicline, sulfamidici, rifampicine e macrolidi. Ancora è da ricordare la sempre maggior diffusione dei batteri multiresistenti (es. Staphylococcus pseudiontermedius) che oltre ad essere responsabili della maggior parte delle infezioni batteriche cutanee ed auricolari possono essere isolati in soggetti clinicamente sani (quindi non associati all’infezione) che rappresentano la loro più importante fonte di contaminazione.
Infine un cenno generico alle modalità di prelievo dei campioni destinati all’esame batteriologico ed antibiogramma. Sebbene l’argomento verrà trattato nelle prossime comunicazioni E’ SEMPRE BENE RICORDARE CHE vi sono campioni prelevati da sedi dove è atteso un esito diagnostico dell’esame batteriologico e altri dove la contaminazione e il polimicrobismo sconsigliano l’esecuzione dell’esame batteriologico/antibiogramma.
Si rimanda alla parte II e parte III per le indicazioni sui vari siti di infezioni batteriche e relativa gestione diagnostica.