IL PESO SPECIFICO URINARIO NELLA PRATICA CLINICA: URINE IPERSTENURICHE E URINE CLINICAMENTE CONCENTRATE

ARTICOLI SCIENTIFICI

Il peso specifico urinario è un parametro usato in medicina veterinaria per valutare la funzione renale in relazione al bilancio idrico di un paziente. Il peso specifico può essere utile nell’iter diagnostico di poliuria del cane e del gatto. In un cane o un gatto normalmente idratati, ed in assenza di malattia renale, malattie metaboliche e disordini elettrolitici, i valori di peso specifico urinario si aggirano tipicamente tra 1030 e 1035 nel cane e 1035 e 1060 nel gatto. Ovviamente, qualsiasi valore di peso specifico urinario può essere giudicato “normale” in relazione allo stato idrico del paziente ed a eventuali disordini elettrolitici. Ad esempio, un paziente sovraidratato e con funzionalità renale normale, tenderà ad avere un peso specifico urinario inferiore, dovendo eliminare acqua libera per riportare l’organismo in una situazione di omeostasi. Il peso specifico urinario è infine considerato un marker di danno tubulo-interstiziale e da molti è ritenuto un marker precoce di danno renale, in quanto una sua diminuzione anticipa l’incremento dei valori di creatinina e quindi la diagnosi di insufficienza renale.

Nella pratica clinica, tuttavia, può essere utile distinguere:

Urine concentrate: peso specifico >1.030 (cane) o >1.035 (gatto). Le urine con questo peso specifico hanno subito una significativa modificazione dell’ultrafiltrato glomerulare (che si assesta su valori di 1008-1012) ad opera di processi di riassorbimento attivo a livello dei tubuli renali. In presenza di urine concentrate, il riscontro di iperazotemia potrà essere più facilmente riconducibile ad una problematica pre-renale, che determini una ridotta perfusione d’organo. Ad esempio, patologie cardiache che riducano la gittata, malattie o condizioni iatrogene che determinino contrazione plasmatica o perdita di sangue in toto possono spesso determinare il rilievo di urine con peso specifico urinario >1050 (urine molto concentrate), se il paziente ha una funzionalità renale conservata.

Urine moderatamente concentrate: peso specifico 1.013-1.029 (cane) o 1013-1.034 (gatto): pesi specifici urinari all’interno di questi valori sono spesso associati a una funzionalità renale conservata, benché questi valori possano anche essere rilevati in pazienti con malattia renale così come in presenza di altri fattori che inibiscono la capacità di trattenere acqua, come una deficienza parziale o un’inibizione della risposta tubulare all’ADH. È importante sottolineare che, in caso di disidratazione clinicamente evidente, urine moderatamente concentrate possono essere definite come “inappropriate”, suggerendo di investigarne la causa sottostante. Se, al contrario, lo stato di idratazione è normale, e non vi sono altri rilievi clinici compatibili con malattia renale, può essere il caso di ripetere il peso specifico urinario in diverse occasioni prima di procedere con l’iter diagnostico. Nel caso in cui il paziente normoazotemico non producesse urine adeguatamente concentrate, l’iter diagnostico iniziale prevede valutazione dell’SDMA, ecografia addominale con particolare attenzione allo studio dell’apparato urinario. Eventuali successivi tests di notevole importanza nell’iter diagnostico sono rappresentati dal test di privazione idrica (anche parziale), test di risposta a somministrazione di ADH, misurazione della GFR e biopsia renale.

Un ultimo aspetto degno di nota è rappresentato dalla giornaliera fluttuazione del peso specifico urinario riportata in letteratura e che può variare in base alla quantità e qualità di cibo e alla quantità di acqua assunti. Per questo motivo, solitamente si consiglia di raccogliere le prime urine del mattino, poiché sono quelle che riflettono meglio la capacità di concentrazione del paziente. Un singolo risultato può non essere semplice da interpretare; il valore di peso specifico rilevato potrebbe infatti essere “patologico”, non potendo sapere se il rilievo sia da considerarsi patologico oppure un valore “estremo” nell’ambito della variabilità fisiologica giornaliera. Uno studio recente ha valutato la variabilità del peso specifico urinario in 103 cani considerati “clinicamente sani”, non in terapia farmacologica e senza manifestato segni clinici riconducibili a malattia nei sei mesi precedenti all’inclusione. I proprietari dei cani arruolati hanno raccolto le urine del mattino, per minzione spontanea e per 3 giorni consecutivi, per due settimane consecutive (per un totale di 6 campioni dello stesso paziente). I risultati dello studio hanno dimostrato che la differenza media tra il valore più basso e il valore più alto di peso specifico urinario nello stesso paziente e nell’arco delle due settimane è di 0.015; lo stesso paziente potrà quindi avere, in media, una mattina 1030 e la mattina successiva 1015. I limiti più importanti di questo studio sono rappresentati dai criteri utilizzati per considerarli “clinicamente sani” (non hanno effettuato altri esami di laboratorio ed indagini oltre ad una visita clinica e raccolta anamnestica di dati) e quindi non è possibile escludere la presenza di malattie occulte che possano aver influenzato i risultati ottenuti. Lo studio permette in ogni caso di sottolineare l’importanza della variabilità individuale, che deve essere tenuta in considerazione quando si interpreta un singolo rilievo di peso specifico urinario e prima di classificarlo come normale o patologico. La valutazione di rilievi seriali effettuati da più campioni, può essere utile per meglio inquadrare il paziente e prima di intraprendere iter diagnostici e terapeutici.

Testo a cura di:

Andrea Zatelli e Paola D'Ippolito

 

Riferimenti bibliografici

  1. ADJ Watson, HP Lefebvre, J Elliott. Using urine specific gravity (revised 2015). www.iris-kidney.com
  2. D. Chew, S. DiBartola, P. Schenck. Canine and Feline Nephrology and Urology. Saunders, 2011.
  3. Rudinsky A, Cortright C, Purcell S, et al. Variability of first morning urine specific gravity in 103 healthy dogs. J Vet Int Med, 2019.
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