I ricercatori del Dipartimento di Medicina Veterinaria, in collaborazione con il laboratorio di analisi cliniche veterinarie A.C.V. Triggiano s.r.l. segnalano la presenza nei gatti italiani di un nuovo virus, analogo del virus dell’epatite B dell’uomo (HBV). Questi virus a DNA circolare, a doppia catena, appartengono al genere Orthohepadnavirus, famiglia Hepadnaviridae, e hanno di solito come target le cellule epatiche. Il virus prototipo, HBV, è un importante patogeno umano, responsabile di epatiti acute e croniche, cirrosi e carcinoma epatico nell’uomo. Non è al momento ancora chiaro invece se l’hepadnavirus felino (FHepV) possa essere associato a patologie cliniche nel gatto.
Gli hepadnavirus sono stati identificati in diverse specie animali tra cui pipistrelli, scoiattoli, uccelli e pesci. Recentemente in Australia, un analogo di HBV è stato identificato in un gatto domestico immunocompromesso, in quanto affetto da linfoma multicentrico a grandi cellule B. I ricercatori di Medicina Veterinaria di Bari, Sezione di Malattie Infettive, hanno investigato la presenza di FHepV nella popolazione felina, analizzando sieri raccolti tra il 2017 e il 2018 in Puglia. A tal fine è stato messo a punto un metodo diagnostico specifico e sensibile per la ricerca del DNA del virus. Lo screening molecolare ha identificato FHepV in circa il 13% dei sieri testati ed il virus è stato identificato con una maggiore prevalenza (19%) nei sieri di gatti con sospetto di malattia infettiva (immuno-deficienza felina, leucemia felina, peritonite infettiva felina, toxoplasmosi, emoplasmosi, infezioni batteriche e fungine) rispetto ad animali usati come controlli (7%). L’analisi del genoma ha inoltre mostrato un’elevata omologia (97% a livello nucleotidico) tra il virus italiano e il ceppo di riferimento australiano.
Questi dati mettono in luce la possibile correlazione tra la presenza del virus e condizioni patologiche riferibili a malattie infettive immunosoppressive, un dato che sembra riflettere quanto descritto dai ricercatori australiani. Un importante elemento da considerare riguarda sicuramente la medicina trasfusionale, anche se tale pratica non è ancora molto diffusa nel gatto. FHepV, al pari di FIV, FeLV, Bartonella spp. ed emoplasma felino, dovrebbe essere preso in considerazione in fase di valutazione dei soggetti donatori. La messa a punto di protocolli diagnostici specifici e la piena collaborazione dei proprietari degli animali sarà sicuramente di aiuto per lo studio di FHepV, ai fini di raccogliere dati epidemiologici e di capire se esso sia in grado di indurre una malattia nei gatti. Va inoltre sottolineato che FHepV è comunque diverso da HBV e non sussistono rischi per la salute dell’uomo.
I dati preliminari di questa ricerca sono stati presentati al congresso 2018 della Società Italiana di Diagnostica di Laboratorio Veterinaria (SIDiLV) a Perugia, dove il contributo ha ricevuto una segnalazione nella sezione poster presentation. Inoltre, i dati sono stati presentati al congresso 2018 della Società Italiana di Virologia (SIV-ISV) a Roma.
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